martedì, luglio 25, 2006

Incrocio le dita.

Ho sempre aspettato ad attivare un blog.
Ho dato più volte la colpa alla mia pigrizia e all’incapacità di essere costante a questo speciale diario, così come ero stato infedele ai vari diari durante l’infanzia o l’adolescenza.
Allo stesso tempo, il fascino del quotidiano, delle piccole cose, dell’albero che cresce, della goccia che scava la roccia, o, meglio, costruisce stalattiti e stalagmiti dalle forme inconsuete e feconde, della rivoluzione silenziosa, della santità nascosta e del martirio, tutto questo mi ha sempre e inesorabilmente attratto, incuriosito.

Mi ritrovo oggi, a quasi un mese dall’ultimo post, ad avere imparato che ciò che più mi impedisce di tornare qui è la consapevolezza che non c’è nulla che valga la pena di essere scritto per voi, o per quei pochi di voi ai quali sono interessato.

Se anche pubblicassi che oggi avevo un sapore strano in bocca, lo scriverei solo per farlo sapere a qualcuno. E userei le parole precise che ritengo comprensibili al destinatario del mio messaggio.
E incrocerei le dita.